«Purtroppo non abbiamo dei test predittivi - spiega l'allergologa dell'Asst Lariana Marina Mauro - a meno di verificare l'allergia non appena il soggetto viene punto. Possiamo però dire che circa il 5% della popolazione italiana punto da una vespa, da un'ape o da un calabrone ha una reazione non solo locale, che non si limita al normale gonfiore. Negli adulti la metà di questi soggetti sensibili può mostrare orticaria, anche estesa a molte parti del corpo, difficoltà nel respiro, abbassamento della pressione. I più invece lamentano problemi più limitati. Così succede anche ai bambini, che generalmente hanno ripercussioni soltanto a livello cutaneo oltre al forte dolore».
E poi ci sono i pochissimi casi davvero sfortunati, per i quali nemmeno basta una rapida chiamata ai soccorritori del 112. «Secondo le statistiche ufficiali, sono una decina i decessi registrati all'anno a livello nazionale - dice Mauro - che sono forse più verosimilmente quindici, al netto delle altre possibili complicanze. Succede soprattutto alle persone che non sanno di essere allergiche alle punture da imenottero e che dunque non hanno in tasca l'adrenalina oppure il cortisone da iniettarsi subito. Ma succede anche alle persone che hanno già avuto una reazione generalizzata, ma non hanno effettuato visite e controlli. Possiamo infatti stimare che dopo un'orticaria causata da una puntura, un soggetto abbia un 40% in più di probabilità che a fronte di una successiva puntura la reazione diventi generalizzata e sia uguale o peggiore. Se invece dopo la prima puntura si verifica già una grave reazione generalizzata, la probabilità di incappare in uno shock ancora più pericoloso sale al 60%, anche 70%».
Meglio allora farsi visitare dagli specialisti dell'ospedale Sant'Anna. Ogni anno questi medici vedono tra i 40 e i 50 casi. La dott.ssa Mauro ha grande esperienza e lavora in questa struttura da ormai venticinque anni. Nel caso esiste anche un vaccino: «Meglio dire che c'è anche una immunoterapia specifica, fatta di veleno purificato somministrato ai soggetti in dosi piccole e crescenti così da indurre una tolleranza nel sistema immunitario, tale da non provocare più reazioni allergiche importanti». Le morti per shock anafilattico causati da api e vespe sono come detto rare, i precedenti nel Comasco si contano sulle dita delle mani. «Corse in Pronto Soccorso, shock gravi, svenimenti, ma decessi pochi - dice l'esperta - Certo ricordo anni fa un operaio al lavoro su un tetto, oppure un uomo punto mentre stava mangiando una fetta di anguria. Ma sono davvero eventi per fortuna rari».